Cose da sapere quando si vuole assumere una colf

Prima dell’assunzione di una colf, vi sono degli obblighi di legge che il datore di lavoro deve rispettare e che variano sulla base della nazionalità della colf. Prendiamo in analisi, ad esempio, che la colf sia italiana oppure di un paese facente parte dell’Unione Europea.

In questo caso il datore di lavoro cosa è tenuto a fare per regolarizzare il tutto? In questo specifico evento, l’assunzione di una colf può avvenire in maniera diretta, dopo aver concordato tutti quegli elementi che formano il cosiddetto rapporto di lavoro, e cioè le ferie, la retribuzione e l’orario di lavoro.

Invece nel caso in cui la colf sia extracomunitaria, ma residente in Italia, allora il datore di lavoro potrà inviare, seguendo le procedure indicate online, le Comunicazioni obbligatorie direttamente all’INPS. Infatti, a far data dal 15 di novembre del 2011, è decaduto il precedente obbligo per il quale per assumere una colf extracomunitaria, il datore di lavoro doveva riempire il modello Q.

Invece, la colf extracomunitaria quali documenti deve avere e cosa deve fare? In questo specifico caso, l’aspirante colf dovrà essere in possesso di un regolare e valido permesso di soggiorno. Inoltre, quando dovrà rinnovare il suo permesso di soggiorno, è tenuta a esibire una copia relativa al modulo UniLav in questura.

Se la colf è italiana, oppure di un paese facente parte dell’Unione Europea, potrà, invece, anche essere assunta senza che risulti essere iscritta alle liste di collocamento. In ogni caso, dovrà essere in possesso della tessera sanitaria, del documento di identità e del codice fiscale.

In conclusione, chi cerca una colf, può trovare nelle agenzie online un valido aiuto tanto nel poter contare su del personale selezionato, quanto per ogni aspetto tecnico. Non per nulla, le agenzie online possono essere di aiuto nel cercare una colf, visto che sono formate da un team di esperti e di competenti collaboratori.…

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Home restaurant, previsti e tutelati dalla Legge

La cosa maggiormente sconcertante che si sta assistendo, è la nota diatriba, sollevata a pure scopo economico da alcuni appartenenti al settore della ristorazione, se sia giusta e corretta la formula degli home restaurant.

Ora, a parte che esistono leggi fiscali che regolamentano la questione, non è ammissibile voler tarpare le ali alla libertà individuale. Gli home restaurant, nella loro essenza, non possono essere visti come una impresa, non sono da considerare come un ristorante o trattoria tradizionale.

Non per nulla, gli home restaurant sono organizzati da liberi cittadini, i quali, attraverso anche le varie formule offerte da internet, propongono a casa propria un pranzo o una cena, con cibi cucinati da loro e che normalmente sono consumati dal nucleo famigliare. Inoltre, tutti quelli che organizzano un home restaurant sono perfettamente a conoscenza delle limitazioni fiscali e come ci si deve comportare a tal proposito.

Quindi, è una polemica sterile, oltre che avvilente. Gli home restaurant sono e rimangono una valida proposta rivolta a tutti coloro i quali desiderano poter mangiare del vero cibo casalingo, cotto e preparato da un vero padrone di casa e mangiato in una abitazione vera.

Nessuna finzione teatrale e scenografica. Si mangia a casa di una persona, il che, inoltre, fornisce anche la possibilità di poter entrare in maggior contatto con usi e costumi locali. Con gli home restaurant, oltre che poter degustare dell’ottimo cibo casalingo, infatti, si ha anche la stupenda occasione di vivere realmente il quotidiano del luogo ove ci troviamo, magari per un fine settimana oppure per un periodo di vacanza.

Con la formula degli home restaurant, si potranno anche instaurare nuovi rapporti, conoscere persone, venire a conoscenze di storie, di leggende, come pure di cosa vedere nel luogo.

Più che stare a pensare agli aspetti fiscali degli home restaurant, la ristorazione guardasse meglio al proprio interno e forse scoprirebbe che molti dei loro rappresentanti poi non sono così cristallini come vogliono sempre far credere.…

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Se l’anziano non può stare da solo c’è sempre la badante

Badante sì, badante no. L’Italia, da sempre paese del dualismo, a partire da Bartali e Coppi per esempio, anche per ciò che verte la questione badante si schiera su due contrapposte formazioni. Pur tutta via, si dimentica la questione centrale dell’intera vicenda che ha portato a dover prendere o meno una decisione del genere.

Infatti, è sempre la persona bisognosa di cure e di attenzioni, come lo può essere un anziano, che deve essere al centro della questione.

Se, per una infinità di motivazioni, una famiglia non è in grado di provvedere ad assistere in maniera corretta e dare, quindi, una doverosa assistenza, allora come deve comportarsi? Non vi è dubbio che la scelta di una badante diventa, gioco forza, una delle possibili alternative per far sì che la qualità della vita dell’anziano non venga ad essere minimamente compromessa.

Di certo l’argomento non è di facile semplificazione, anche in considerazione delle molteplici correlazioni, prima tra tutte, il fatto che nella maggior parte dei casi non tutti gli anziani accettano di non poter riuscire più a fare tutto ciò che potevano fare in precedenza. Quindi, vi sono molte implicazioni anche a livello psicologico che vedono coinvolta tutta la famiglia.

Di base, tanto consapevolmente quanto inconsapevolmente, la persona anziana non accetta il fatto che necessita di nuovi bisogni, bisogni che richiedono una assistenza vigile e preparata come lo è appunto quella fornita da una badante. Aspetti semplici, come ad esempio l’igiene personale o le pulizie domestiche, debbono essere svolte in maniera regolare, e questo, purtroppo, in molte situazioni non può più essere effettuato in maniera autonoma da un anziano.

Per cercare una valida badante, un mezzo efficiente e comodo è fornito da internet. Infatti, sul web vi sono varie agenzie online che possono proporre selezionate badanti, in grado di assolvere i loro compiti con attenzione e capacità professionale.…

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