Le conversazioni con Martin di Biostile

Martin amava leggere, era la sua attività preferita. Passava ore ed ore davanti ai libri, riusciva a leggerne di interi in pochi giorni, alle volte non dormiva una notte intera pur di continuare la sua lettura. Arrivato ai trentotto anni di età aveva accumulato una gran quantità di pagine lette e, nonostante non avesse fatto grandi studi, le sue conoscenze erano ampie e consolidate in molti campi. Con Martin si potevano fare diverse conversazioni lunghe ed interessanti perché ricordava moltissimi dettagli di quanto aveva letto anche vari anni addietro. Era quindi una mia passione passare la serata in sua compagnia, nel suo piacevole soggiorno a formulare ipotesi, a filosofeggiare, a inventare nuove ricette, a creare nuove tecnologie. Ogni volta, la conversazione partiva da un punto originale e ci portava immancabilmente in una direzione raramente intrapresa in discussioni precedenti. Non mi annoiavo mai. 

Martin era stato un ragazzo solitario, ed era diventato un uomo altrettanto solitario. Non amava la compagnia di persone con cui aveva poca confidenza, e quindi non amava tutte quelle situazioni sociali che prevedevano scambi comunicativi con persone appena incontrate. Non aveva mai avuto una compagna nella sua vita, ma non ne sentiva il bisogno. Viveva benissimo nel suo appartamento nella periferia di Amsterdam, all’ultimo piano, con una bella vista sul mare in distanza, con i suoi tre gatti. Ed apprezzava la compagnia dei suoi pochi, cari, fidati amici, uno dei quali era il fortunatissimo sottoscritto. Avrei fatto qualsiasi cosa per Martin. CosÌ, quando la sua malattia peggiorò e non potè più recarsi al lavoro, gli trovai un incarico presso la rivista Biostile, dove lavoravo pure io. Essendo un gran lettore, Martin aveva acquisito un’ottima conoscenza della lingua olandese e gli riusciva benissimo, quindi, di scrivere articoli per Biostile, una rivista di vita sana. Ogni suo articolo era interessantissimo e, ben presto, Biostile decise di mettere ciò che scriveva in prima pagina.

Una sera, durante una delle nostre conversazioni, fece una cosa che mai aveva fatto prima con me. Mi ringraziò. Rimasi in silenzio a lungo, colto da un brivido lungo la schiena. C’era qualcosa che non andava, qualcosa che non mi piaceva e che non volevo sentire. Ero pronto ad andarmene, ma non ne ebbi il tempo. Mi disse che non avrebbe più potuto scrivere per Biostile, che presto non avremmo più potuto vederci, passare del tempo insieme, perché il suo tempo stava finendo. Il giorno dopo fu ricoverato in ospedale, dal quale non uscì più. Quella sera mi ringraziò per la nostra amicizia e perché sapeva che mi sarei preso cura dei suoi gatti nonostante io non ci andassi molto d’accordo. Quella sera avemmo la nostra conversazione più bella, che porto nel cuore e rivivo spesso con amore e nostalgia, triste per la sua mancanza, ma felice per averlo avuto come amico.

Read More